Marina Cvetaeva divideva i poeti in poeti con storia (con evoluzione) e poeti senza storia (senza evoluzione). Tra i primi annoverava l’amato Pasternak, lirico puro, tra i secondi Majakovskij. Leggendo il poemetto di Marco Maggi, non si può non pensare a un combattente che ci invita a lavorare con lui, dopo averci messo spalle al muro, perché la storia che racconta è la nostra storia.