Minimalia è una raccolta di aforismi nei quali è insito un quid di assoluto scevro di orpelli, un quid di disarmante nella ricchezza che essi contengono, per – alla fine – armarci in modo nuovo. Essi possono alleviare l’imprescindibile fragilità umana, dotandola del coraggio di annientare la paura nei confronti di quella sana e recondita follia che sussiste in ciascuno di noi. Fino a liberarcela, per lo meno nel corso del viaggio fra questi cinquecentosettantadue scritti inediti.
(dall’introduzione di Marco Marcuzzi)
Alcune gemme
C’è quell’aria, verso il tramonto, in cui cielo e terra danzano un enigma, una nostalgia, una gioia senza oggetto.
Attorno a un libro riuniamo gli affini.
Ciò che prima è nel pensiero, poi è nella materia delle cose come conservazione dell’idea.
Poesia è vita che non si addomestica.
Qualcosa esiste per volontà di sguardo.
I libri hanno il potere implacabile di venirti a cercare. Inaspettatamente un libro abbandonato ti chiama, ha voce diversa da quella che hai ascoltato qualche anno prima. E tu la segui: vi trovi la tessera mancante al mosaico del mondo che vai facendo.
Siamo sempre nel luogo del simbolo, noi stessi simbolo.
C’è chi vive il presente in una continua retrospettiva, chi in una progettualità di futuro: ciascuno con il proprio specchio deformante, funzionale.
L’intermittenza, il frammentario, la linea d’ombra pongono il quesito, invitano alla conoscenza, reclamano la risposta, poiché dove è il varco insiste la presenza.
Meglio questo darsi al sangue proprio, che al pascolo del recinto.
Avanzano sempre molte parole inutili: sono quelle che attendono i cortigiani.
Marzo svolge il tema bianco di Gennaio.
Il matrimonio è uno stato totalitario poiché si fonda sulla fedeltà.
La natura ama la speranza.
C’è una poesia che risuona a certi e resta muta ad altri. Che significa questo? Che se compresa da pochi non è poesia? Che, se compresa da molti, lo è o viceversa non lo è?
C’è una poesia che non si esprime per vie facili e battute; chiede attenzione a ciò che si va leggendo, accoglienza ed elaborazione. Insomma implica lo stare a contatto con se stessi affidandosi alla parola che nomina: relazione tra lettore e poesia complessa e sacra.
Adriana Gloria Marigo è nata a Padova, vive a Luino. Dopo gli studi universitari in pedagogia a indirizzo filosofico, ha insegnato nella scuola primaria. Attualmente cura la presentazione di libri, collabora con associazioni e riviste culturali, dirige la collana di poesia Alabaster per Caosfera Edizioni di Vicenza.
Ha pubblicato le sillogi Un biancore lontano, LietoColle, 2009; L’essenziale curvatura del cielo, La Vita Felice, 2012; Impermanenza, plaquette per le edizioni Pulcinoelefante, 2015; Senza il mio nome, Campanotto Editore, 2015; Santa Caterina d’Arazzo, plaquette per GaEle Edizioni, 2017; 15 Poesie e una inedita, plaquette per Caosfera Edizioni, 2017.