“E’ possibile condurre simultaneamente l’attività di poeta e quella di individuo avvolto nel tessuto delle relazioni umane ?” , si chiede e chiede ai suoi lettori Tzvetan Todorov, che aggiunge ” o i due rami del fiume devono restare nettamente separati, dato che uno solo può essere privilegiato?” L’autore cita Rilke ma la questione resta attuale. Franco Loi, che riconosce in Dostoevskij un romanziere-poeta, ricorda, in una recente intervista, di aver scritto alcune sue raccolte di poesie (Strolegh e L’ angel) in periodi di assoluta solitudine.
Cosa ne pensate? Qual è la vostra esperienza al riguardo?
La nota frase di Dostoievskij si pone come asserzione connotata di un forte senso virtuoso. Non è del tutto nuova l’attribuzione di virtù alla Bellezza, poiché già l’antichità greca poneva in essa, se non la salvezza – il concetto di salvezza è sconosciuto presso i greci in quanto sconosciuto è il concetto di peccato -, l’elemento dell’etica del bene come retto pensare e agire: ciò che è bello è buono. In questa ottica la bellezza assurge al compito di guida e di fine ultimo del pensiero e delle azioni che ne discendono e pertanto intorno ad essa si traccia il canone, la misura entro i quali costruire il tempio, la figura umana. Dunque, la Bellezza per rappresentarsi nel mondo ha bisogno di essere riconosciuta in un segno che la individui, la collochi entro una luce che la faccia emergere in tutta la sua rivelazione. È in questo rivelarsi che la Bellezza agisce sull’uomo, ne modifica attraverso lo stupore il sentire; incrementa, perfeziona il desiderio di una relazione con il mondo secondo un’armonia che accolga tutti gli esseri e le cose, scaturisce un pensiero che si connetta con altro pensiero in una irradiazione dell’essere nella sua totalità.
“Il motivo è anche biologico: di fronte a qualcosa di bello il cervello umano attiva – a tutte le latitudini e a qualsiasi età – dei meccanismi di riconoscimento che le nuove scoperte in ambito neuroestetico hanno evidenziato con chiarezza. Pionieri come Semir Zeki, celebre neuroscienziato del University College of London, ci hanno spiegato, con TAC e risonanze magnetiche cerebrali, che la radice oggettiva della bellezza è riconosciuta da tutti e si può trovare ovunque.” (da in articolo su Davide Rampello in Corriere della Sera)
È questo splendore della Bellezza, la sua azione impressiva sull’attività conoscitiva a modificare in senso estetico e quindi etico la percezione e il sentimento del mondo, a influenzare le azione degli uomini: saranno esse a salvare il mondo, ma sotto l’ispirazione che deriva dalla virtù che la Bellezza è in grado di perfezionare, poiché è anche la significazione del perpetuarsi della vita, il suo fattore biologico, tenuto conto che tutto l’esistente è interconnesso secondo una ragione ultima.