La rêverie che vuole esprimersi diventa rêverie poetica

La lettura del saggio “La poetica della rêverie” (1960), autentico aggiornamento inattuale, consente di riformulare la questione del rapporto tra pensiero e poesia, tra linguaggio occidentale e linguaggio orientale.

“Attraverso la rêverie (fantasticheria, immaginazione, abbandono al flusso del sogno a occhi aperti) le parole diventano immense, abbandonano la loro modesta determinazione primaria”.
“La rêverie che vuole esprimersi diventa rêverie poetica”.
“Il vero poeta è bilingue, non confonde il linguaggio dei significati con il linguaggio poetico”.
“Tradurre una di queste lingue nell’altra non avrebbe senso”.
Gaston Bachelard ritiene che “sognare le rêveries e pensare i pensieri” siano difficilmente conciliabili e che pertanto la rêverie non organizzi pensieri.
È questo un tema affascinante sul quale non è possibile smettere di interrogarsi.
La psicoanalisi col pensiero di Bion ha fatto realmente un passo avanti?
E i poeti, i loro critici militanti cosa ne pensano?

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4 thoughts on “La rêverie che vuole esprimersi diventa rêverie poetica
  1. certamente interessante la questione dell’intraducibilita della reverie in parole , in altri termini
    l’ineffabilità .
    Visto che si cita Bion , la cui reverie è, per altro molto diversa da quella di Gadton Bachelard, va detto che la reverie è una funzione materna preverbale con cui è possibile sintomizzarsi con il bambino e contribuire a elaborare i (elementi beta o grezzi ) vissuti prevalentemente corporei della mente primordiale
    (il terrore senza nome dell’esperienza psicotica )in elrmenti alfa , pensabili e dunque esprimibili in parole ( finzione alpha della mente).

    saluti
    dr. guglielmo campione
    psicoanalista bioniamo e poeta. autore di Epiphaino , canti in italiano latino e greco antico , universitas studiorum Mantova ,

    1. Ringrazio per la specificazione.D’altra parte la reverie si fa reverie poetica con l’accesso alla parola. Il linguaggio poetico verrà da Bollas legato proprio al linguaggio materno (“La mente orientale”) e cioè alla presenza di pensieri –madre, <> con forma sintattica più semplice e più vicina al linguaggio orientale. Per questo rimando al questionario legato al saggio/antologia presente in “Poeti e prosatori alla corte dell’Es” e pubblicato anche su questo blog.
      Giancarlo Stoccoro

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