Io non l’ho mai capito dove sbaglio
a credere che cantino le onde
quando graffiano gli scogli. Se penso
che anche il cielo si addormenti,
qualche volta, un po’ annoiato
dai lamenti degli amanti; oppure
quando tento di convincerti
che il tempo non sia affare che riguardi
i nostri sguardi. Non so, chissà,
sarà perché talvolta sono chiari
anche i silenzi: ci sembrano
discorsi di stranieri di cui afferri
un poco il senso, completando
con la mimica del mondo
tutti i vuoti e le parole
destinate al buio fondo.
Il canto degli errori
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È screpolato l’orizzonte: dormi
allora in un calore d’incoscienza
e aspetta il soffio di rugiada
che lenisca le ferite e spazzi
altrove queste nebbie ora piovute
in mezzo ai sogni a violentare
anche i respiri. Non ti muovere,
riposa, non è tempo di questioni,
ma concediti al silenzio, al vuoto
d’ombra delle cose che non contano
davvero in questa sbornia di obiettivi
messi a fuoco da profeti
di sciagure e altre sventure. Dormi
ancora, resta ferma, come un seme
che non chiede, non sa bene cosa
vuole, ma sarà lo stesso un fiore.
Il sonno delle ragioni
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Traduco stanche foglie, se si staccano
dai tuoi capelli, e l’acqua quando
cade e inumidisce le mie mani
di cartone che disegnano
ferite. Ma è chiuso nella posa
in fondo al petto, nello scarto
tra le voci e le parole, il miele
soffice promesso a chi ubbidiva.
E noi viviamo ancora come monaci
fedeli a questa regola, cantando
lodi e requiem, come tiepide
vestali consacrate a un tempio vuoto
e ad aspettare ogni domani.
Obblighi e devozioni
Alessandro Barbato (Roma, 1975) dopo la laurea in lettere, ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in antropologia sociale presso l’EHESS di Parigi dedicandosi allo studio dei rapporti tra nuove scienze umane e letteratura, in particolare nell’opera di Michel Leiris e Pier Paolo Pasolini.
Ha pubblicato su tale tematica diversi saggi, in lingua italiana e francese, e una monografia. Nello stesso periodo è stato membro della redazione della rivista Civiltà e religioni oltre che di diversi gruppi di ricerca legati alle cattedre di Storia delle Religioni e di Antropologia delle religioni della Facoltà di Lettere dell’Università UNIROMA2, collaborando attivamente anche alle attività didattiche dei rispettivi insegnamenti, tenendo corsi di approfondimento e seminari. Da sempre appassionato di poesia, ha pubblicato anche sue liriche su rivista, blog letterari e nel 2019 la silloge Il fiore dell’attesa, confluita nel 2020 nella raccolta Solamente quando è inverno, pubblicata in formato ebook da Ali Ribelli Edizioni. Attualmente insegna materie letterarie presso le Scuole Ebraiche di Roma.