Questionario Poeti e prosatori alla corte dell’Es

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1) Quest’anno (2016) ricorrono i 150 anni dalla nascita dell’”analista selvaggio”, la cui celebre frase "non è vero che noi viviamo, in verità noi in gran parte veniamo vissut" ha trovato eco nelle testimonianze di molti autori sulla nascita delle loro opere. Per citarne solo alcuni, Jean Cocteau affermava : "noi non scriviamo, siamo scritti"; Edoardo Sanguineti (che si riconosceva “groddeckiano selvaggio”): "si è scritti oltre che scrivere e più che scrivere"; Edmond Jabès, forse il più dissacrante di tutti: "ho scritto un solo libro ed era già scritto". Si riconosce anche Lei portavoce dell’Es, cioè di una forza misteriosa che ci trascende?
2) Nel lasciarsi andare all’ascolto delle proprie intime profondità "si spalanca un abisso che può travolgere" (Andrea Zanzotto). Poesia, questione d’abisso, come diceva Paul Celan? Se è vero che la poesia ha una base necessaria e autobiografica, legata forse a un trauma originario dell’infanzia (secondo Jean Paul Weber, ripreso da E. Sanguineti ne “Conversazioni sulla cultura del ventesimo secolo”) e sicuramente agli eventi significativi della nostra vita, ha per Lei anche una valenza salvifica?
3)"Nei sogni siamo veri poeti" ( Ralph Waldo Emerson) ovvero "il poeta lavora " quando dorme (Saint- Pol – Roux). Per lo psichiatra esistenzialista e fenomenologo Ludwig Binswanger il sogno è una forma specifica di esperienza (Sogno ed esistenza), per il regista russo Andrej Tarkovskij la poesia è "una sensazione del Mondo, un tipo speciale di rapporto con la realtà". Quale relazione c’è per Lei tra sogno e poesia?
4 ) Con Freud i sogni sono diventati la via regia dell’inconscio e vanno contestualizzati attraverso l’interpretazione, per non restare lettere mai aperte come già si leggeva nel Talmud. Recentemente alcuni psicoanalisti ritengono più raccomandabile non solo e non tanto interpretare, cioè rendere conscio ciò che è inconscio, quanto giocare col sogno, sognare sul sogno e col sogno, rispettare l'illusione o per ampi tratti favorirla. Riguardo la poesia Elias Canetti, in “Un regno di matite”, ha scritto: "Giochiamo con i pensieri, per evitare che diventino una catena" e ha ammonito: "Triste interpretazione! Morte delle poesie, che si spengono per astenia quando vien loro tolto tutto quel che non contengono". Lei è d’accordo o ritiene chel’Es venuto alla luce nella poesia necessiti ancora di essere decifrato? È fedele all'Es che erompe nella scrittura o lo tradisce traducendolo? O forse è applicabile alla Sua scrittura la parola tedesca " Umdichtung” ( che significa una poesia elaborata a partire da un'altra) ?
5) Il linguaggio è l’archivio della storia, la tomba delle muse: "poesia fossile". "Un tempo ogni parola era una poesia", "un simbolo felice"(Emerson). "Gli dei concedono la grazia di un verso, ma poi tocca a noi produrre il secondo" (Paul Valéry). Oppure:'Se la poesia non viene naturalmente come le foglie vengono ad un albero, è meglio che non venga per niente" (John Keats). Come nasce la sua poesia e come si sviluppa? Quali condizioni la favoriscono?
6)"Ogni pensiero inizia con una poesia" dice Alain ed è noto che nella storia dell’umanità la poesia ha preceduto la prosa. La poesia ricorda l’infanzia dell’uomo e i poeti sono dei grandi bambini, degli "eterni figli" (tema ripreso anche da Sanguineti). Per altri versi, la poesia afferirebbe al codice materno mentre la prosa a quello paterno: la prima, secondo lo psicoanalista Christopher Bollas (ne: “La mente orientale”) è più legata alla presenza di pensieri –madre, "strutture (che) mantengono il tipo di comunicazione che deriva dal modo di essere della madre col suo bambino" con forma sintattica più semplice e più vicina al linguaggio orientale, la seconda al linguaggio occidentale e paterno, basato su espressioni verbali più articolate e complesse che ci lasciano meno liberi, sacrificando l’invenzione a favore dell’argomentazione. Due mondi alternativi, la prosa e la poesia, o due parti che possono entrare in rapporto e/o in successione? Qual è la Sua esperienza al riguardo?
7) Il momento della scrittura o " l'attimo della parola" accade, per Peter Handke, in presa diretta con l'esperienza; per dirla con Borges (in: “L’invenzione della poesia”), "la poesia è sempre in agguato dietro l’angolo". E per lei? Ha anche Lei un taccuino che l'accompagna in ogni luogo?
8) C’è un altro aspetto del rapporto tra scrittura e ES che vorrebbe affrontare?
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