Per Manzoni la parola è vera quando corrisponde alla lingua in uso, viceversa per Leopardi lo è solo quando è “vaga”, “indefinita”, “fuori dall’uso”.
La voce di Ungaretti ha ancora un effetto scuotente: “abbiamo da imparare che la poesia è fatta di parole-luce, voglio dire di parole che entrano in noi (…) oserei dire per un effetto di miracolo, e fanno in noi la luce e ci mutano”. E ancora: “Quando la poesia s’accontenta di nominare un oggetto, essa non ci redime. Il sottile involucro del vocabolo cede alla pressione che designa; com’è solito svanisce appena pronunziato, e ci abbandona alla presenza da cui doveva difenderci”.
Uno sguardo alle parole
la parola non è mai vera…ha la capacità di tra-(t)tenere la pluralità di senso che la abita ,sempre in divenire ci attraversa danzando rendendoci stupiti e nostalgici del senso originale che le abbiamo attribuito e già perduto .
Ricordo ir-ripetibile di unicità del “qui ed ora”